In occasione del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, riportiamo un estratto del discorso di Diego Angelo Cricelli di Brianza Oltre l’Arcobaleno, partner associato nel nostro Progetto Europeo Switch , tenuto in occasione del sit-in di domenica 16 maggio a Monza.

Ricordiamo in primo luogo che la ricorrenza del 17 maggio è stata scelta perché segna la rimozione dell’omosessualità  dalla lista delle malattie mentali pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

[…] Da sempre ci si interroga sulla differenza tra sesso biologico e identità di genere. Infatti, nei secoli, si è scoperto che differenti culture in differenti parti del mondo vedono la transessualità in modi diversi: nelle popolazioni indiane d’America le persone transgender vengono viste come semi-dei, poiché hanno dentro di loro entrambi gli spiriti di uomo e donna; in Thailandia le persone transgender hanno la piena assistenza sanitaria nazionale e non subiscono discriminazione.
In Italia, nonostante l’ultimo Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali abbia finalmente eliminato la transessualità dalle malattie mentali, una persona transgender ha l’obbligo di sottoporsi a sedute psichiatriche in cui deve ricevere la diagnosi di disforia di genere per poter accedere alle cure ormonali, quindi senza poter esercitare la propria autodeterminazione, che dovrebbe invece essere tutelata e riconosciuta.
Qui in Italia, il percorso di transizione è in mano all’ONIG, l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, formato da persone cisgender che di transizione e necessità delle persone transgender non sanno nulla. Decidono protocolli sulla base di quello che loro pensano sia il meglio per noi. Ma per le persone trans e sulle esigenze delle persone trans devono parlare le persone trans.
La stessa sovradeterminazione la subiscono le persone intersessuali, che alla nascita presentano caratteristiche fisiche genitali non attribuibili con certezza ai generi maschile e femminile, dai dottori, che spingono sui genitori a scegliere un sesso definito e quindi a far operare u neunatu ai genitali a pochissimi giorni, se non addirittura ore, dalla nascita. Questa barbara pratica implica per la persona pesantissime cure ormonali non volute e, spesso, vivere una vita in una sessualità che a loro non appartiene, in quanto imposta da altru e quindi a doversi sottoporre, nuovamente, a pesanti cure ormonali e nuove operazioni, che però non potranno eliminare l’errore iniziale e una vita di sofferenze inaudite. È quindi essenziale vietare che il genere di una persona intersex venga scelta da qualcun altru che non sia la persona stessa.
Il disegno di legge Zan, finalmente, introduce anche la tutela dai crimini di odio in ragione dell’identità di genere e dunque anche la protezione delle persone transgender e intersex.
Riconoscere i diritti a chi vengono negati non significa toglierli a chi li ha già riconosciuti. Significa invece essere una società civile e inclusiva.

In foto Diego Angelo Cricelli di Brianza Oltre l’Arcobaleno e la sua compagna Marta.